Il Parco Naturale Otranto S.M. di Leuca
Il Parco Otranto Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase
L’ISTITUZIONE DEL PARCO
Il Parco nasce dalla forte volontà di tutelare un patrimonio costiero irripetibile, d’altissimo valore scientifico-culturale e dall’intento di valorizzare il territorio secondo un modello di sviluppo eco-sostenibile che garantisca la tutela della biodiversità e promuova l’economia delle comunità di riferimento.
Il parco comprende alcuni Siti di Importanza Comunitaria ai sensi della direttiva Habitat 92/43/CE quali Costa Otranto – Santa Maria di Leuca (IT9150002), Boschetto di Tricase (IT9150005) e Parco delle querce di Castro (IT9150019).
Si estende su una superficie di 3227 ettari con circa 60 km lungo la costa orientale Salentina e rappresenta il più grande tra i parchi regionali istituiti nella provincia di Lecce
Con la sua natura unica esso comprende alcune delle località turistiche più rinomate del Salento, una lunga striscia di terra dove l’ultimo tratto di Adriatico cede il passo allo Ionio.
È compreso tra due baluardi storici della costa: Torre del Serpe (a nord), un antico faro di origine romana e il possente faro di Leuca (a sud), in quel Finis terrae, dove l’Italia finisce ed affacciandosi sul mare aperto guarda verso un altro continente.L’architettura rupestre e le colture agrarie tradizionali, delineano poi un paesaggio antropico unico; gli oliveti terrazzati coprono gran parte della superficie agricola interna al perimetro del Parco e labirinti di muretti a secco definiscono il trionfo della pietra nei terreni poveri da coltivare.
Non mancano al riguardo opere straordinarie per la mole e per la perfezione dei manufatti; è possibile, ad esempio, imbattersi in imponenti muraglie di pietre a secco (mantagnate) costruite per proteggere sparute piante di olivi, fichi, peri ed altre antiche specie da frutto. Alcune delle varietà agrarie presenti sono ormai diventate vere rarità botaniche custodite spesso nei tantissimi minuscoli orti e frutteti tradizionali.
È il caso della Pestanaca di Sant’Ippazio di Tiggiano, del Pisello secco di Vitigliano, del Cavolo mùgnulo salentino, della Cicoria bianca di Tricase e della Cicoria otrantina, solo per citarne alcune.
NATURA PROTETTA
La costa rocciosa da Otranto a Leuca è stato, da sempre, un percorso molto battuto dagli studiosi naturalisti del passato e anche da quelli contemporanei; ciò ha permesso di svelare un patrimonio biologico ricco di elementi identitari.
La peculiarità di questo territorio trova una spiegazione nella sua posizione geografica e nella sua storia geologica. Si tratta infatti di un’area rocciosa, ecologicamente isolata rispetto alla restante parte del Salento e distante dai Balcani appena 80 chilometri; uno scenario geografico dalle caratteristiche conservative, in cui numerose specie hanno trovato rifugio nelle loro migrazioni storiche e diverse altre il luogo ideale dove evolversi. Per queste ragioni, il Parco rappresenta oggi un luogo di concentrazione di rarità botaniche e faunistiche, in alcuni casi endemiche (il cui areale di distribuzione è limitato a una ristretta area geografica), in altri casi anfiadriatiche (distribuite esclusivamente sulle due sponde dell’Adriatico).
La ricchezza dei fenomeni carsici ed erosivi trova la sua massima espressione in una miriade di grotte costiere, più o meno sommerse, che rappresentano veri e propri santuari di valenze geomorfologiche e rarità animali. Ricordiamo come in queste grotte vi sia stata l’ultima presenza regionale di uno dei mammiferi tra i più minacciati del Mediterraneo: la Foca monaca (Monachus monachus). La fauna di questi ambienti ipogei annovera, inoltre, numerose specie rare, in diversi casi endemiche; sono esempi i crostacei Salentinella gracillima e Typhlocaris salentina, e la spugna Higginsia ciccaresei, quest’ultima nota esclusivamente per le acque sotterranee di Grotta Zinzulusa.
Altra espressione della straordinaria biodiversità di questo territorio è la flora spontanea. Sulle spettacolari pareti rocciose, assieme a specie anfiadriatiche come l’Alisso di Leuca (Aurinia leucadea), la Campanula pugliese (Campanula versicolor) e l’Efedra femminea (Ephedra foeminea), trova rifugio la maggior parte delle piante endemiche del Salento (Medagli et al., 2007); tra queste, il Garofanino salentino (Dianthus japigicus), il Fiordaliso di Leuca (Centaurea leucadea) e il Fiordaliso nobile (Centaurea nobilis).
Nelle praterie steppiche, si riscontra la presenza di numerose altre specie vegetali di notevole interesse, tra cui orchidee, come la Serapide pugliese (Serapias orientalis subsp. apulica) e il Satirione aguzzo (Neotinea lactea), e la Veccia di Giacomini (Vicia giacominiana), entità esclusiva di Porto Badisco.
Le praterie steppiche sono il tipo di habitat che hanno sostenuto per secoli l’allevamento tradizionale. Esse occupano circa 3/4 dell’estensione dell’intero Parco e sono importanti sia sul piano economico e culturale, sia sul piano naturalistico, ragion per cui sono riconosciute dalla normativa europea (Direttiva 92/43/CEE) come un tipo di habitat prioritario, per cui cioè sono necessari interventi urgenti di tutela.
PAESAGGIO
L’area del Parco racchiude un patrimonio architettonico, culturale e ambientale di grandissimo pregio: la sua struttura geologica regala, infatti, oltre a paesaggi mozzafiato, caratterizzati dalla presenza di falesie e prati aridi, sorprendenti testimonianze di un passato che si perde nella preistoria. I percorsi di attraversamento a servizio dei visitatori sono numerosi e differenziati: la strada litoranea che si snoda a strapiombo su un mare azzurrissimo lungo tutta la fascia costiera è la spina dorsale del Parco.
Il sistema dei sentieri del Parco, rappresenta oggi una rete di connessione strategica tra i principali attrattori che questo vasto territorio esprime. La possibilità di collegare l’entroterra con la costa, i beni storici con quelli naturalistici, i siti archeologici con il paesaggio agrario offrono l’opportunità di attraversare, leggere ed interpretare le diverse unità paesaggistiche che il Parco contiene.
Dalla Cava di Bauxite ai Pascoli otrantini, dalla pineta di S. Cesarea alla Rocca di Castro, dalle terrazze olivetate dei comuni centrali ai boschi di Vallonea di Tricase, dalle mantagnate sui dirupi alle vie del sale, dalla costa alta meridionale ai canaloni di Leuca; in questi paesaggi diversi, a tratti aspri ed impervi, a volte incredibili nelle loro arcaiche trasformazioni, un reticolo di percorsi interpoderali, mulattiere, stradine rurali, passaggi tra muretti e terrazzamenti, definiscono un reticolo che oggi appare disegnato da un altro uomo, da un manovale del paesaggio in continuo rapporto con gli elementi primordiali quali roccia, terra, acqua, piante.
La millenaria frequentazione antropica trova per queste vie straordinarie testimonianze: è il caso dei resti del paleolitico e del neolitico rinvenuti nella grotta Zinzulusa e nella grotta dei Cervi con l’eccezionale arte parietale. Durante la visita al Parco, non sarà poi raro imbattersi nelle tracce di un passato più prossimo: pajare, masserie fortificate e torri dominanti il paesaggio, sino alle splendide ville nobiliari che tradiscono, nei loro multiformi stili, la vocazione di quest’ area e la sua importanza strategica, da sempre crocevia di civiltà. Proprio le stratificazioni storiche, segno del lavoro delle genti che hanno abitato e percorso questi luoghi, imprimono una forte caratterizzazione al territorio.
Per tutte queste sue peculiarità il Parco naturale regionale Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase è una realtà da vivere con una riscoperta sensibilità e una nuova consapevolezza.